APPUNTI
Il corpo, che ha perso la sua funzione, non riesce più a comunicare. L’immagine non rispecchia quello che dovrebbe essere chiaramente visibile. La sensazione descritta di essere prigioniere nel proprio corpo. Confrontarsi con un paziente con un handicap, che capisce quello che dico io, ma io che non capisco lui e non capisco ne anche che lui invece ha mi ha già capito. E come in un svenimento, all’improviso, ho sentito l’idea di presentare questo corpo nudo, solo coperto con un lenzuolo, quasi insensibile e facile da fraintendere. Non volevo ostentare questo corpo. Come rappresentare in una fotografia la bellezza di questo corpo senza essere crudele ma rimanendo rispettosa. Come faccio comunicare questo corpo che non ha alcuna possibilità di parlare nella nostra linguaggio abituale? Cerco di privare il corpo della sua funzione reale, di renderlo astratto in un immagine. Come comunicavo da bambina quando non avevo ancora imparato a comunicare ? Parlavo con le mani e i piedi. Disegnavo, dipingevo. In questo modo si riesce asollevare il corpo ad un altro livello di comprensione. L’estensione concettuale del Cantico dei Cantici conferisce un senso profondo e vedo colori e corpi decorati che abbracciano questo corpo. É lui, bello, davanti ai miei occhi.